Integrazione attraverso lo sport – possibile?

SARI-Integration through Sport workshop, Dublin.

Da sinistra: Gitta Axman, Brian Kerr, Ken McCue, Max Mauro. Domanda: a cosa starà pensando Max?

Alcuni giorni fa ho partecipato, a Dublino, a un seminario sul progetto del governo tedesco “Integrazione attraverso lo sport”. L’incontro era organizzato dal SARI (Sport Against Racism Ireland) e dal Goethe Institute Ireland e avveniva in concomitanza con la partita Irlanda-Germania per le qualificazioni ai mondiali di calcio (finita con una ignominiosa sconfitta dei padroni di casa). I lettori di questo blog ricorderanno il SARI, ne ho parlato in occasione della SARI Soccer Fest, che da 15 anni richiama ogni anno, a settembre, centinaia di persone da tutta l’Irlanda, anche da quella del Nord, per una vera festa del calcio. All’ultima edizione c’erano quaranta squadre maschili e dieci femminili. Non c’è una regola per partecipare: vi sono squadre che rappresentano una comunità immigrata e altre, la maggioranza, che rappresentano una località con tutte le comunità che ci vivono. Arrivano veramente da tutta l’isola. Il tema della festa è “sport e inclusione sociale”, ma non è mirato solo alle comunità immigrate, ma a tutte le diversità e le minoranze. Tra i partecipanti più fedeli c’è una squadra della comunità gay di Dublino.

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Calcio italiano ovvero il festival dell’ipocrisia

Ha sorpreso un po’ tutti l’ingaggio da parte dell’Aston Villa di Simone Farina, il calciatore divenuto suo malgrado simbolo del “calcio pulito”. La società di Birmingham lo ha chiamato a rivestire il ruolo di “community coach”, in pratica un educatore che affianca gli allenatori delle squadre giovanili. L’iniziativa dell’Aston Villa è lodevole ma Farina fino a poco tempo fa, prima di essere scaricato dal Gubbio, aveva dichiarato di voler continuare a giocare. Nessuna squadra italiana lo ha voluto. E’ stato emarginato, proprio lui che aveva ricevuto le lodi del presidente della FIFA per essersi rifiutato di truccare una partita di Coppa Italia. Eppure in suo favore si erano dichiarati fior fiore di personalità del calcio nostrano, addirittura l’allenatore della nazionale, Prandelli, e l’emigrante di lusso Del Piero. Nemmeno la loro “raccomandazione” ha smosso l’omertà generale. Stranamente, tra coloro che si erano pubblicamenti augurati che Farina trovasse una squadra non c’era Buffon, principale azionista della Carrarese, squadra che milita in Lega Pro Prima Divisione (la vecchia serie C). Perché Buffon non ha offerto un ingaggio a Farina nella sua squadra? In fondo si tratta di un giocatore di 30 anni con lunga esperienza in serie B. Sarebbe stato un gesto importante, forse ancora di più della chiamata dell’Aston Villa.  Di certo, avrebbe dato un’immagine diversa del calcio italiano.