John Stabb R.I.P.

Un registrazione video scassata fatta in un piccolo centro sociale occupato. Immagini sfocate, suoni che vanno e vengono, corpi che fluttuano. Immagini grezze come delle piccole pietre trovate in un terreno discosto e rivelatesi estremamente preziose. Sono concerti come questi, allo stesso tempo ai margini e al centro delle scene musicali e dell’aggregazione controculturale, che hanno prodotto quel sentimento di appartenenza con cui siamo cresciuti. Sul palco un gruppo che per alcuni ha scritto pagine memorabili della storia del punk, i Government Issue. Al centro del palco, col microfono in mano, un lungagnone dai capelli lunghi, John Stabb. E’ questa l’immagine che voglio conservare di lui, che se ne é andato a 54 anni dopo una troppo breve resistenza al cancro. Nei dieci anni di esistenza dei G.I. Stabb è rimasto l’unico membro fisso. E’ riuscito a creare musica che travalicava i generi, e scompaginava le categorie, senza spostarsi dall’ambiente culturale che lo aveva spinto su quella strada. Come altri della scena punk, purtroppo, è stato ucciso anche dal sistema sanitario USA, che offre poco o nulla a chi possiede poco.

Sorprese di primavera

2015-05-12 17.51.31Qualcuno nei dintorni di casa mia sta traslocando e ha pensato bene di donare i libri di cui (ahilui o ahilei) non ha più bisogno. Un tuffo al cuore mi ha colto alla vista di questo volume in ottime condizioni, che sembrava attendere l’opportunità per unirsi alla mia libreria transeunte in terra d’Albione. Billy Childish, chi l’avrebbe mai detto.

Scherzi di carnevale: la reunion dei Black Flag

Black Flag nel 1983, con Henry Rollins alla voce (Foto Glen E. Friedman)

I Black Flag nel 1983 (foto Glen E. Friedman)

Sono diversi anni che tengo fra le bozze di questo blog un pezzo sulla discutibile tendenza dei gruppi anni ’80 a riformarsi. La tendenza è dilagante e non conosce confini di genere. Dai gruppi new wave a quelli più pop, dal rock gotico ai (ahinoi) gruppi hardcore punk.  C’è chi, condannato all’oblio musicale dopo quelle gloriose stagioni giovanili, vuole racimolare qualche soldo e un po’ di gloria ritardata sfruttando il successo del revival anni ’80. Ma c’è anche chi di gloria ne ha vista poca anche allora e riformandosi gioca sull’effetto traino dei gruppi più noti. La lista delle reunion è così lunga che si starebbe meno ad elencare i gruppi che non si sono ancora riformati. Ecco, in quest’ultima ipotetica lista, ai primi posti dei gruppi della nostra adolescenza e gioventù che MAI si sarebbero riformati c’erano fino a qualche giorno fa i BLACK FLAG. Fino a qualche giorno fa, appunto.

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Wugazi!

Questa cosa ha fatto la mia giornata. Riprendere le canzoni dei Fugazi e rivitalizzarle combinandole con le rime e i beat dei Wu-Tang Clan. Il risultato è contagioso, e anche divertente. L’album dei Wugazi è scaricabile online, info su www.wugazi.com

p.s. questo post è solo una scusa per pubblicare una foto dei Fugazi nel cortile digitale più amato dai non-amati.

Ricordo di Piermario Ciani

Che fine ha fatto l’archivio di  Piermario Ciani? A cinque anni dalla sua prematura scomparsa è triste vedere che non ci sia – in Friuli – un interesse a riflettere sul multiforme e per certi versi ‘incatturabile’ contributo all’arte e alla comunicazione dato da questo agitatore/artista nato e vissuto a Bertiolo, provincia di Udine. Ricordando il suo rapporto trasgressivo con il mondo dell’arte e della cultura istituzionali viene difficile pensare un ‘centro studi’ nel paese natio. E’ un’idea chimerica, visto lo stato delle cose. Forse perfino inappropriata. Ma perché, invece, non pensare alla raccolta del suo archivio da parte della Galleria di Arte Contemporanea di Udine (GAMUD)? La mia può suonare una provocazione, ma cosa ci sarebbe di strano? La mail-art, le sfide mediatiche di Luther Blisset e le altre espressioni artistiche al di fuori dell’arte ufficiale, non sono forse “arte”? E se così fosse, che importa? Quello che conta è che Ciani ha tracciato un sentiero di contatti e scambi transnazionali attraverso la mail-art alcuni lustri prima dell’esplosione di Internet. Ha svelato la precaria “verità” dei mass media, senza inseguire facili protagonismi. Si è mosso in molte direzioni, spesso anticipando idee e interessi, sarebbe bello offrire ai più giovani, ai più curiosi tra i più giovani, memoria di questo.

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